Siamo fatti al 99% da emozioni. Essenza pura e genuina dell’essere umano. Viviamo per sentire quello che accade, dentro e fuori da noi, e per conservarne la sensazione tra pelle e cuore.
Eppure, ora, tutto questo non sembra essere così incontaminato. Siamo, ormai da tempo, intrappolati nell’era della strumentalizzazione delle emozioni.
Dalla paura all’ira, dalla fratellanza all’odio, ogni piccolo granello della nostra essenza sfruttato, sotto i nostri occhi, per nutrire un meccanismo molto più grande.
Resta il fatto che non stiamo scoprendo niente: da sempre l’uomo sfrutta tutto ciò che si pone in relazione uguale e contraria ai propri interessi.
Totalitarismi alimentati da paura e ignoranza, idee folli sostenute sull’onda di un entusiasmo malato, così come azioni disumane accettate da coscienze rese inermi e da cervelli ormai incapaci di pensare.
Quello che è accaduto, e che sta ancora accadendo, non è altro che l’ennesima conferma di un mondo che, oltre a non essere in grado di modificare il presente in funzione di ciò che è stato, continua immancabilmente ad alimentare il pericoloso meccanismo delle emozioni pilotate. Così siamo finiti per provare paura a
comando, ira insensata e pietà scontata. È come se sentissimo solo ciò che ci viene indotto. Certo, in qualche modo si tratta di qualcosa di inevitabile se pensato in relazione alla vulnerabilità dell’uomo di fronte alle influenze esterne ma, ora più che mai, tutto questo sembra essersi trasformato nella normalità. Pensarla in
modo diverso fa paura e, proprio allo stesso modo, provare emozioni diverse diventa minaccia di emarginazione.
Nell’era della velocità, dell’efficienza e delle emozioni a comando è diventato troppo facile anche dimenticarsi delle cose. Siamo ormai in balia di una attenzione superficiale, capace di attivarsi solo in caso di minaccia diretta verso noi stessi, che svanisce inevitabilmente quando la stessa cosa finisce per non
riguardaci più così da vicino.
È il mondo del pensare sopravvalutato, dei sentimenti pronti all’uso, delle risposte preconfezionate e, forse, anche dell’amore già pronto da riscaldare in forno. Allora, se è vero che siamo fatti di emozioni, proprio quelle che ci rendono esseri umani, proprio quelle che ci rendono vivi, ripartiamo da qui.
Scegliamo di non essere solo esecutori e ritorniamo a pensare. Proviamo ad essere ciò che siamo senza “lasciarci vivere”.
(RV blog)