L’ARTE DI FALLIRE

Immagina una serata d’estate e qualche raggio di tramonto rossastro che filtra dalla finestra. È lì, davanti ai tuoi occhi, tanto vicino quanto terribilmente distante… puoi provare a prenderlo eppure, quel fascio di colori finirà sempre per scivolarti tra le dita. In fondo avresti voluto quel raggio solo per non dimenticarti la bellezza
delle sue sfumature e, impotente, dovrai accontentarti di conservarne solamente il ricordo. Del resto, chi mai può dire di avere un “tramonto in barattolo” sul comodino?

È proprio però nel momento in cui ci si rende conto di non aver raggiunto l’obiettivo che si aprono due strade: da una parte il “non potevo fare più di così”, dall’altra, in agguato, c’è il fatidico “è stato un fallimento”.
Purtroppo, tante, troppe volte, ci troviamo irrimediabilmente a scegliere la seconda via, pensando di non essere mai abbastanza.

Sicuramente l’era della perfezione (che poi è solo apparente), dell’efficienza, delle emozioni etichettate come perditempo e della tristezza ormai irrimediabilmente assimilata alla debolezza, non ci aiuta, di fronte a quel bivio, a voler scegliere la prima strada.

Abbiamo ormai smesso di contemplare il fallimento, abbiamo smesso di considerarlo parte della vita e motivo di forza. Siamo immersi da un sistema in cui non vince il più forte ma, semplicemente, ha la meglio chi riesce a dimostrarsi meno fragile… chi riesce a trattenere le lacrime. Non abbiamo fatto altro che normalizzare una
super efficienza tutt’altro che umana, gettando così tra le cose da evitare gli errori, i fallimenti e le decisioni sbagliate, proprio quelle cose che ci rendono terribilmente vivi.

Allora oggi celebriamo gli ostacoli, ricordiamo tutto ciò per cui abbiamo lottato ma che, proprio come quel famoso raggio di sole, non siamo mai stati in grado di stringere tra le mani. Oggi prendiamoci un momento per festeggiare la debolezza, gli insuccessi e anche le lacrime che solcano le guance e la tristezza che fa
rabbrividire il cuore. Smettiamo, almeno per oggi, di pretendere da noi stessi un pezzo di luna… rendiamoci nuovamente consapevoli che nessun di noi, del resto, ha un “tramonto in barattolo” sul comodino.

(RV blog)

 

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