In quanto esseri umani da sempre cerchiamo di costruire intorno a noi solide mura e rifugi sicuri. Con
l’avanzare del progresso sono state progettate strutture sempre più adatte alla sussistenza, meccanismi
sempre più efficienti e tecnologie in grado di minimizzare il margine di errore e di facilitare la vita di tutti noi.
L’avanzamento di tutto ciò che ci circonda è sicuramente parte di noi, del nostro essere uomini, ma quanto
questa situazione ci sta sfuggendo dalle mani? Quali possono essere le più oscure implicazioni? Quanto, tutto
questo, continua ad appiattirci?
Viviamo ormai in un mondo in cui tutto è facile da reperire, in cui, ogni cosa è veramente alla portata di tutti.
Spesso basta schiacciare un pulsante, puntare un cursore luminoso, trascinare un dito sullo schermo del
cellulare o digitare due numeri su una tastiera. È innegabile che tutto questo sia comodo, efficiente e
soprattutto utile quindi, quello che si vuole intendere non è certo liberarsi interamente del progresso e
regredire di qualche secolo per assaporare nuovamente la vita vera. Al contrario invece, bisognerebbe essere
grati nei confronti di tutto ciò che, ogni giorno ci migliora la vita ma, allo stesso tempo, imparare a non dare
per scontate troppe cose e a conservare gelosamente il faticoso percorso che ci conduce al raggiungimento
del nostro obiettivo.
Tutto quello che è difficile, che non è possibile conquistare con un “click” allora è da evitare. Viviamo nell’era
in cui forse è meglio scendere ad un compromesso e accontentarci, piuttosto che lottare per qualcosa. Stiamo
alimentando il mondo dell’insofferenza: nei confronti delle regole, dei cambiamenti, delle difficoltà e della
fatica.
La verità è che ci sembra tanto scontato poter rendere la nostra vita così facile che, inevitabilmente abbiamo
distorto la realtà, fino al punto da rendere un ostacolo più innaturale della scorciatoia. Non ci rendiamo conto
però, che così non facciamo altro che vivere con i freni tirati. Stiamo scegliendo di fare esperienza della vita
in modo superficiale quando forse, sotto la grigia superficie del livello facilitato, ci sono altri mille colori.
Impariamo nuovamente a sognare in grande, a porci obiettivi lontani quasi irraggiungibili e a mettere in conto
che, per arrivare fino a lì ci vorrà tanta fatica e tanto sudore. Cerchiamo, nuovamente, di onorare il viaggio
sognando l’obiettivo, di apprezzare tutto ciò che ci separa dalla meta per goderci meglio quello che ci aspetta
in cima.
Smettiamo di essere impazienti, ogni cosa richiede il suo tempo, tutto ha bisogno di maturare. Coltiviamo le
relazioni, conosciamo a fondo chi per noi sembra essere importante e impariamo ad aspettare. Le montagne
non si scalano mai in un giorno, scegliamo di essere forti, pazienti, caparbi, gentili e resilienti. Solo in questo
modo potremo essere parte di quella manciata di uomini che può guardare il paesaggio dal tetto del mondo.
(RV blog)